martedì 22 marzo 2011

Autori per il Giappone

Devastazione. Morte. Paura. 
E' vero che ormai la televisione ci ha abituato a visioni di queste catastrofi fin quasi a desensibilizzarci. "E' lontano, la nube radioattiva non dovrebbe arrivare qui da noi", sento di re da alcuni; "Il Giappone è un paese ricco, si riprenderà presto", dicono altri. Allora mi viene la nausea.
Parole. Sciocche, stupide parole di persone che non riflettono, nemmeno per un istante, sullo strazio che devono provare altri esseri umani nel vedere il proprio mondo fatto a pezzi senza una ragione. L'unica cosa che ti rimane è ciò che indossi perché tutto, tutto ciò che avevi ti è stato strappato: padre, madre, figli, marito o moglie, fratelli e sorelle, amici, colleghi di lavoro, vicini di casa. La tua casa non c'è più. Non ci sono più le strade, familiari e amiche in cui ti muovevi sovrappensiero. Non c'è più il panorama che conoscevi, i visi familiari, gli oggetti cari.
Nulla.
Se ci si ferma a pensare, anche solo per un attimo a ciò che può significare un terremoto durato sei minuti e uno tzunami, allora ci si fa - vagamente - l'idea di cosa debba provare un sopravvissuto. 
Non è un castigo divino, come qualche commentatore demente ha pensato: è la prova che la nostra Terra è viva e che dovremmo averne più cura, anziché disseminare fabbriche e centrali nucleari in zone sismiche ( hai capito, zio Silvio??).
Ma non sono qui per questo. Voglio invitare tutti voi miei lettori a leggere i racconti postati sul sito Autori per il Giappone, fortemente voluto da una scrittrice che stimo molto, Lara Manni. Lara ha scritto due volumi, Esbat e Sopdet (che vi consiglio), ed è una persona di grande forza e generosità: ha deciso di promuovere un sito in cui raccogliere i testi e i disegni di autori, famosi e non, al fine di raccogliere fondi attraverso Save the Children, un'organizzazione umanitaria che non ha bisogno di presentazione. Leggete ( anche il mio, se vi va) e lasciate un contributo anche piccolo, un euro o due. Ma non restate indifferenti.
Non vi faccio i nomi degli autori o degli illustratori: dovete andare sul sito, e leggerli, e commuovervi, emozionarvi, comprendere per divenire parte di questo gesto di UMANITA'. Preferisco questa parola alla più abusata solidarietà, termine sfoggiato a sproposito in ogni salotto televisivo con tanto di lacrimuccia finta. Si tratta di esseri umani come noi: dovrebbe essere un gesto spontaneo quello di tendere la mano verso chi ha bisogno di sentirsi ancora un uomo.


Se leggete questo blog, date una mano. Fatelo. Pensate a come vi sentireste se i vostri figli non avessero cibo per sfamarsi o coperte per proteggersi dal freddo. Pensate a come vivreste i giorni dopo aver perso gli oggetti che hanno segnato la vostra vita, immaginate cose significherebbe per voi vedere la vostra famiglia spazzata via da un'onda, senza poter far nulla per impedirlo.
Non chiudete il vostro cuore all'indifferenza, ma riflettete. 
Provate a immaginare anche solo per un istante cosa significherebbe per voi.


Non siate persone che cliccano e passano oltre senza donare. Senza aiutare a risollevare una, cento, mille vite.

2 commenti:

  1. Passo di qui dopo tanto tempo, un tempo che per entrmbe è stato duro, mi par di capire. In una maniera o nell'altra, poco importa, è stto faticoso comunque. Auci! Sappi che la Rix non dimentica mai gli amici, magari sta in silenzio..., ma ha buona memoria! Un abbraccio grande come una casa!!!!!!

    Risoli

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  2. Ciao, cara! è un po' che non ci si sente, come stai??
    Ti ho premiata sul mio blog!
    Premio One Lovely Blog Award http://dilhaniheemba.blogspot.com/

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