Il vero punto di interesse del romanzo è la descrizione accurata della società cinese nel momento in cui gli Inglesi cercano di avere maggiori spazi per i propri commerci che, a questo scopo, introducono e incentivano il consumo dell'oppio della popolazione cinese per fiaccarne la resistenza. D'altra parte, i Cinesi sono descritti come un popolo orgoglioso, legato a strutture sociali chiaramente feudali, in cui non vi era spazio né per le donne né per gli stranieri. La Putney è magistrale nell'introdurre una tematica ostica qual è quella della guerra dell'oppio in un romanzo d'amore. Il risultato è assolutamente felice: la sensualità è filtrata dall'ambientazione esotica della vicenda ma, nello stesso tempo, la Storia diviene parte integrante del vissuto dei due protagonisti. E qui veniamo a Kyle. In lui ho trovato una traccia delle atmosfere e dell'atteggiamento di curiosità e ammirazione dei grandi viaggiatori, da Goethe a Chatwin. Credo che la Putney abbia filtrato i racconti di famiglia (la madre è vissuta a lungo in Cina). Kyle è espressione di quei viaggiatori che ha fatto grande il Regno Unito: esploratori indomiti, cartografi, naturalisti, dotati di un immenso spirito di avventura. Purtroppo, nella storia delle conquiste coloniali, gli esploratori liberi da pregiudizi sono stati assai inferiori come numero rispetto ai tanti occidentali che hanno occupato e depredato Africa e Asia, cancellando culture e civiltà millenarie.
La donna di giada è direttamente collegato ad un altro romanzo della Putney, La pazzia del cuore, in cui si descrivono le vicende del Dominic, gemello di Kyle, e di Muriel, vissuta a lungo in India e considerata pazza per i suoi comportamenti anomali rispetto alla rigida etichetta britannica. Anche questo è un romanzo da leggere, per provare il gusto di un romance storico con "qualcosa dentro".
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