giovedì 6 gennaio 2011

Serial reader: La torre del tempo

Ok, chi mi segue da un po' sa che adoro questo scrittore russo,  S. Luk'janenko, che ho scoperto con sommo ritardo quest'estate. Di lui mi sono spazzolata la trilogia dei Guardiani del crepuscolo (1000 e passa pagine in una settimana... stupendo!). Per questo motivo quando ho visto il suo nuovo volume l'ho acquistato senza colpo ferire.


Una volta giunta a casa, però, ho letto la trama: Tutto ha inizio in una giornata qualunque. Kirill Maksimov torna a casa dopo il lavoro, ma nel suo appartamento vive un'altra persona. L'arredamento è diverso, i vicini non si ricordano di lui, persino il suo cane non lo riconosce. Ed è solo l'inizio: i suoi genitori dicono di non avere un figlio, i suoi documenti svaniscono nel nulla, gli amici lo hanno dimenticato. Kirill si ritrova senza identità, in balia di qualcuno - o qualcosa -che sta cercando di cancellarlo da questo mondo... Una telefonata lo guida all'interno di una torre idrica abbandonata, dove ci sono cinque porte. Lui riesce ad aprirne soltanto una, che lo conduce in una città dall'aspetto preindustriale, con carrozze e lampioni a petrolio. Cosa sta succedendo? Perché lo hanno portato in quella torre che sembra affacciarsi su mondi diversi? E dove conducono le altre porte? 
La torre del tempo (I Grandi)

Ammetto che la trama mi ha ricordato moltissimo Nessudove di Neil Gaiman che ho commentato quest'estate. Questo ha raffreddato parzialmente il mio entusiasmo e mi sono accostata al volume con più di un pizzico di diffidenza. E' vero che il topos dei viaggi interdimensionali attraverso luoghi predefiniti è un classico, tuttavia come un Nessundove, il protagonista viene cancellato, letteralmente, dalla vita. Nessuno si ricorda di lui e questo crea in Kirill, il protagonista, un senso di rabbia profonda.
A lettura finita posso dire che le affinità tra i due romanzi sono apparenti. Mentre in Nessundove il protagonista è malinconico, quasi rassegnato - almeno all'inizio... poi cambia per divenire una sorta di cavaliere medievale - nella Torre, Kirill è arrabbiato. Non si rassegna senza combattere. Arriva ad uccidere una donna, quella che ha occupato il suo posto nella sua casa pur di resistere. Prova a lottare con tutte le sue forze, si ribella: chiama i suoi genitori, cerca di riprendersi il posto di lavoro. Ma non serve a nulla. L'unico che si ricorda di lui è Kopstja, uno scrittore squattrinato e mediocre che diviene il suo unico sostegno. 
Eppure, l'esistenza di Kirill come invisibile non è del tutto negativa e ben presto l'uomo se ne rende conto: lui è un funzionale, ossia una sorta di guardiano in gradi di varcare i confini tra i luoghi e le dimensioni. Una volta insediatosi nella torre, l'uomo scopre il suo incarico: è un doganiere, dotato di forze e resistenza fisica tali da renderlo immortali e con competenze straordinarie che lo rendono in grado di affrontare nemici e sapere in anticipo quali merci possono varcare la soglia della torre per passare da un universo parallelo all'altro. Poiché la torre, la sua torre, è questo: un varco verso cinque mondi paralleli. E, se in uno vi è una splendida spiaggia e un clima tropicale, in un altro vi è un paradiso psichedelico in cui è stato allocato un lager. Ma è l'ultima porta che cambia le decisioni di Kirill e lo isola anche da questo nuovo mondo...
Devo dire che a lettura finita sono rimasta molto soddisfatta. Il libro è intrigante, con un bel tocco di testosterone e una spruzzata di cinismo mescolato a una visione dolente e romantica dell'esistenza. In questo ho trovato un po' del Luk'janenko che ho apprezzato. A differenza della trilogia, il romanzo è narrato in prima persona e dunque si privilegia la prospettiva di Kirill: avvertiamo prima l'orrore, poi l'incredulità, poi la rabbia e infine la rassegnazione... per tornare alla incredulità, alla rabbia fino alla furia e alla delusione. 
Tuttavia, anche se mi duole doverlo dire, credo che l'Autore abbia perso parte della sua forza innovativa e dirompente. Forse è divenuto più commerciale? Forse. Probabilmente egli non si aspettava di avere un successo tanto forte con i Guardiani della Notte e adesso ha cercato di confezionare un prodotto che strizza l'occhio al pubblico occidentale. D'altra parte lo stile narrativa è più fluido, scorrevole ma non banale. Inoltre, ogni capitolo si apre con una sorta di considerazione"sui massimi sistemi": una sorta di interiorizzazione, di riflessione critica che il protagonista condivide con il lettore e che crea un rapporto intimo e privilegiato, molto particolare.
Nel complesso, il mio giudizio è più che buono: il libro è avvincente, ben scritto e assolutamente visionario. Si mescolano fantasy e steampunk, spy story e un tocco di romance, il tutto sullo sfondo di una Mosca livida e più arrabbiata che mai. Spero che l'autore ci dia un altro volume su questa storia, visto il finale-non-aperto-ma-nemmeno-chiuso...

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